Gli idioti e noi
ICONA FEMMINILE NON SACRA; si caratterizza per la sua “dinamica” quando essa e “fotogrammica” (v.). E poi c’è sempre la “sacralità” della donna anche nell’ipostasi fotografica semplice. Che può essere rappresentata dal c.d. scatto che a volte è “scatto di culo” (v.) fermato dal fotografo perché non faccia danni. E non c’ è da filosofare ma solo da guardare. E’ arte visiva da ammirare. Al contrario della iconografia sacra che sollecita l’interrogativo della sua “liceità”, cioè della legittimità dell’uomo come esere “finito” a rappresentare fisicamente l’invisibile : problema questo –che non riguarda come si è detto, ovviamente, l’iconografia non sacra- ma solo quella sacra e che ha impegnato la teologia nel corso e dopo la “controversia iconoclasta” (v.Emanuela Fogliadini, L’invenzione dell’immagine sacra, Jaca Book,-Arte, 2015, già a p. 19 dell’Introduzione) che non ha risolto, ancora oggi, ciò che è riscontrabile dalla lettura dei Vangeli che ad es. si fermano alla eccellenza morale (e direi culturale ad es. di Gesù)” tranne che per il suo aspetto fisico” . Ma ciò. come si è già notato (v. nota5 della cit. pagina della Fogliadini) riguarda i c.d. idioti, quelli cioè che hanno bisogno dello scritto per vedere. Per l’aspetto fisico di Maria ci resta solo la testimonianza di Dionigi l’Areopagita, ricordata da Paolo(Atti degli Apostoli), sulla Maria di Aleppo che era a suo dire, donna dalla bellezza mai vista ma ineffabile a dirsi. E così oggi gli artisti, con la pittura o la parola, possono cimentarsi- proseguendo la tradizione dell’arte sacra- nel rendere sempre pi ineffabili lineamenti e corpo del Cristo , della Vergine e dei Santi , avendo avuto licenza dal Concilio secondo di Nicea a farlo a “ preziosissimo ornamento” e paradossalmente a “Trionfo dell’Ortodossia” che la relativa “Festa” ne celebra il “ripristino definitivo”. Ed è tutto, anche teologicamente, spiegato dalla giovane teologa nel libro sopra ricordato ( e v.” Domenica dell’ortodossia”, in Anthologion di tutto l’anno, vol. II, Lipa, Roma 2000, vespro, così cit. in Fogliadini, op.cit.p.244). |