Lettera al Garante Infanzia
![]() Spettabile dott. Spadafora, sono un'educatrice sociale di Ancona, ho esperienza pluriennale con minori, adolescenti e adulti in situazioni di disagio, ho lavorato in diverse Comunità e conosco la realtà delle Case Famiglia e delle Cooperative che gestiscono le varie strutture. Conosco le norme in vigore che, sulla carta, tutelano e sostengono famiglie e minori. Ho testimoniato nelle Aule dei Tribunali per i Minorenni. Ho lavorato come consulente per Avvocati, organizzato conferenze, convegni e manifestazioni contro la malagiustizia familiare ed a favore dei diritti inalienabili dei Minori: Costituzione, Carta di Noto, Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, Codice Civile, normative e regolamenti. Sono stata fortunata, per un periodo ho lavorato in una "Struttura residenziale per minori e mamme in difficoltà" con i frigoriferi pieni, riscaldamento e lavatrice funzionanti, lenzuola pulite, spazi ampi per giocare e un po' di verde su cui correre. Troppi bambini trascorrono l'infanzia sballottati da una famiglia all'altra (pensiamo ad affidatari o adottivi che risultano non idonei e rispediscono al mittente il "pacco" prelevato perché ritenuto ingestibile) o da una struttura all'altra (i centri se li contendono come merce preziosa), convivendo con almeno una decina di persone dalle problematiche varie, in ambienti non consoni, con tante figure che gli ruotano intorno, che appaiono e scompaiono (educatori precari). Troppi punti diriferimento e magari nessuno solido e stabile, costretti a vivere spesso situazioni spiacevoli o traumatiche (episodi di violenza che si verificano all'interno delle comunità, mamme che litigano, urlano e si aggrediscono,bambini che assistono e spesso si picchiano fra di loro, crisi di astinenza delle mamme tossicodipendenti, reazioni imprevedibili di chi è affetto da disturbi mentali). In tutte le strutture che conosco, di cui leggo o mi è stato riferito, convivono utenti con le più disparate problematiche: ragazze madri con bimbi piccolissimi, mamme tossicodipendenti, mamme dichiarate affette da disturbi psichiatrici, mamme vittime di violenza, bambini abusati sessualmente, ragazzini con gravi patologie, neonati di 4 mesi abbandonati. Nel frattempo migliaia di coppie o singoli restano in biblicaattesa che le pratiche per l'adozione o l'affido si sblocchino, fra lungagginie complicazioni burocratico-giudiziarie. L'equipe con cui ho lavorato durante quell'unica esperienza più o meno positiva, tentava di sopperire alla latitanza dei Servizi, ai silenzi del Tribunale, alle carenze dei familiari. Si cercava di dare il massimo per i piccoli ospiti, eppure nessun bambino era felice di "soggiornare" là. Nessuno. I bambini non vogliono vivere chiusi in una struttura, cercano una casa e una famiglia. Se ce l'hanno vogliono stare con la loro famiglia, se non ne hanno ne vogliono una nuova, tutta perloro, che li ami e li rispetti, che li aiuti a recuperare la loro serenità. Non si accontentano né meritano surrogati. La loro famiglia è problematica e pregiudizievole? Lo Stato deve garantire sostegno, con interventi mirati, efficaci, tentando il tutto e per tutto per non sradicare il piccolo dalle proprie radici, per garantirgli una famiglia, in primis la propria! Questo i bambini lo chiedono agli educatori,la notte, prima di addormentarsi e ai responsabili e agli psicologi durante i colloqui. Sanno già a 4 anni che "comandano i Servizi Sociali" e lo chiedono anche a loro, nelle rarissime occasioni in cui li vedono. I Servizi quasi mai si recano nelle strutture in cui alloggiano i minori a loro affidati, non hanno tempo digirare per comunità o fare colloqui, dicono. Così per informare il Tribunale si affidano alle relazioni della struttura ospitante che arrivano dall'equipe. Immaginiamo che quelli che relazionano non siano professionisti competenti e di buon senso, cosa arriverà al Giudice? E su cosa si baserà la Sua sentenza?. Spessola voce dei bambini non viene neanche ascoltata, figuriamoci riferita. Per non parlare di quando viene manipolata,strumentalizzata, falsificata. I bambini implorano tutti di convincere i Giudici a rimandarli a casa, di permettergli di frequentare il più possibile papà e mamma o di vederli almeno nei giorni di festa, di poter riabbracciare il loro animaletto domestico ogli amichetti. Lo chiedono nelle letterine a Babbo Natale e alla Befana, come sorpresa a Pasqua, come regalo di compleanno. Supplicano con gli occhi pieni di lacrime, se è il loro primo anno di comunità, se invece è già il terzo, gli occhi sono ormai pieni di rabbia e sconforto. I nuovi, sono convinti che la loro vocea rriverà in quelle aule di tribunale dove si decide della loro vita. Alcuni cisperano, altri si rassegnano. I loro desideri, sono SOGNI. Sogni che non possono realizzarsi, perché il sistema non funziona. Il sistema impedisce che un bambino in situazione di disagio, affidato ai Servizi Sociali e residente in Comunità, possa essere accompagnato al suo primo giorno di scuola da mamma e papà. Perché? E' così difficile per i Servizi organizzare una cosa del genere? Si giustificano: manca il personale! Che assumano, allora! Non mi si dica che mancano i fondi! Le Case Famiglia, per ogni minore accolto,percepiscono dagli 80 ai 400 euro al giorno, soldi pubblici! Se il Comune ne gestisse anche solo la metà per le Famiglie indigenti, non avrebbe come utenti delle comunità i loro piccoli. I soldi ci sono, ma vengono impiegati male!!! Ho letto tante strazianti lettere e osservato molti disegni di bambini, ascoltato racconti, sfoghi, la loro voce interrotta da pianti che non si scordano. C'è chi dice: "E' normale, purtroppo è così. Prima o poi si abituano, non piangono più". Le lacrime finiscono? La sofferenza no! Spesso in struttura manca la copresenza deglioperatori, due soli occhi devono badare ad oltre dieci persone di sesso, età ,esigenze e problematiche diverse. E' molto difficile garantire un buon lavoro se manca il personale. In fabbrica la conseguenza può essere una produzione rallentata, in struttura può comportare incidenti molto gravi: bimbi che sfuggono dal campo visivo e si fanno male davvero, succede spesso. Il progetto educativo/rieducativo, se è stato fatto, spesso fallisce. Sulla pelle dei bambini e delle loro Famiglie. Non è ammissibile che chi entra in una Struttura d'accoglienza, educativa, terapeutica, ne esca ulteriormente danneggiato, che una volta terminato il progetto venga subito del tutto abbandonato. Si dovrebbe pensare, progettare, organizzare, decidere e agire nell'interesse del minore. Credo che non stiamo andando nella giusta direzione. Questi bambini ci accusano di non fare il loro bene. Alcuni hanno potuto dimostrare ai Giudici di saper discernere la realtà, hanno detto che non gli piace quella realtà! Non c ivogliono stare per anni in una casa con le sbarre alle finestre e non sopportano di vedere mamma e papà così poco, non si accontentano di parlarci solo al telefono, non sopportano la lontananza dal loro cagnolino né dal resto dei parenti e amici. Hanno gridato il loro dolore: "Mammaaa voglio tornare a casaaa, vienimi a prendere.Adessooo. Portami via. Qua dentro è un infernooo!". E' triste che si debba esporre la propria vita privata alla gogna mediatica ma come immaginerà, dottor Spadafora, si tratta di persone che non sanno più a chi rivolgersi per rivendicare il rispetto de idiritti umani (l'Italia, ricordiamoci, è pluricondannata dalla Corte Europea per la ripetuta violazione dell'art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali). Sono persone disperate, derise o ignorate dalle Istituzioni. Sono genitori, zii, nonni a cui sono stati sottratti gli affetti più vicini al cuore. Si tratta di legami di sangue recisie spesso, anche di questo sono certa che ne è al corrente, senza validi motivi. Parlo per esempio dell'altissima percentualedi casi in cui i minori vengono chiusi in Strutture per motivi di indigenza o per conflittualità genitoriale. Ma non c'è un' altra soluzione diversa dalla sottrazione coatta per i figli contesi o per i figli dei poveri? In alcuni casi basterebbe il supporto di un Servizio ben gestito di Assistenza educativa domiciliare, un percorso ben strutturato e gestito da un equipe competente. Se il progetto presentato ad una famiglia problematica, in situazione di disagio, consiste in un'ora di assistenza educativa a settimana o in un incontro al mese con esperti (psicologi,terapeuti, psichiatri, neuropsichiatri infantili, mediatori), difficilmente potrà funzionare! Eppure è proprio così che il Sistema vorrebbe risolvere carenze educative o situazioni di conflitto genitoriali. I soldi ci sono! Il servizio offerto deve essere completo ed efficace! Ad ogni bambino conosciuto all'interno diqueste realtà mancano gli affetti da cui è stato strappato. Ogni bambino chiede, implora, contatti con la propria famiglia. Ad alcuni, prelevati forzatamente da scuola o da casa, viene vietato di parlare o incontrare anche per mesi i propri cari perché, dicono coloro che li prendono in carico, devono "resettarsi" per adattarsi alla nuova situazione, e la famiglia in questo potrebbe d'ostacolo. Vergognosa strategia d'intervento! Dottor Spadafora, Lei sa come vengono gestiti i contatti? Male, molto molto male! Vengo contattata dai parenti dei minori da tutta Italia, l'80% mi riferisce di poter incontrare i propri piccoli per 1 ora od al massimo 2, una volta ogni 15 giorni; altri possono incontrarli una volta alla settimana. Parliamo di bambini che possono abbracciare i propri cari, seva bene, anzi benissimo, 8 ore al mese, ma nella maggior parte dei casi solo 4 misere ore al mese. Basterebbe questo per dichiarare che il Sistema vigente calpesta i diritti dei minori, ma passiamo alle modalità con cui sisvolgono gli incontri. Dove dovrebbero avvenire? Alla presenza di operatori qualificati, in uno "spazio neutro" che, quale attività d'assistenza sociale ai minori, rientra nelle competenze dei Comuni. Gli altri Enti (ASL,Tribunale, etc) collaborano in rete, per supportare un Servizio che risponde afinalità comuni e condivise di tutela dell'interesse del minore. Ho assistito personalmente e visto tanti video amatoriali: i luoghi sono angusti, stanze d'ufficio piccole, spoglie, sporche dove addirittura a volte entrano ed escono estranei! Nessuna atmosfera serena, nessuna privacy, a spese dei bambini che non possono godersi i loro preziosi attimi fuggenti. Ad osservare gli incontri, nella stragrande maggioranza dei casi, c'è solo l'educatore, quasi mai qualificato. Altro che equipe! Gli incontri saltano per problemi del Servizio affidatario che oltretutto avvisa all'ultimo minuto: ho letto richieste da parte dei Sindaci di sospensione degli incontri "perché l'assistente sociale va in ferie". In un'inchiesta del 2009 di Panorama,"Case famiglia, un business da un miliardo di euro", il giornalista Berrizzi, riporta dati ed una realtà davvero preoccupante: in Italia si contano oltre 20.000 minori ospitati da Strutture di accoglienza, ventimila vite congelate o sfilacciate, strappate agli affetti e spremuti nella crescita. Altra assurdità di gravità inaudita: l'imperdonabile numero di bambini e adolescenti imbottiti di psicofarmaci! 40.000 in Italia! Garante, ci aiuti con tutti gli strumenti in suo possesso, a donare ai bambini un futuro migliore. Dott.ssa Chiara Cuccaroni - Educatrice professionale 04 Ottobre 2013 Condividi su Facebook: |