Febbraio 2018 - Una bellissima giornata milanese...
![]() Febbraio 2018 - Una bellissima giornata milanese... Forse quando ricorderò l'umore di questi giorni, riuscirò ancora a percepire un senso di profonda nostalgia. Anni fa, alla vigilia di un nuovo viaggio alla volta di Berlino, avrei considerato Milano come una semplice rampa di lancio, un rifugio temporaneo, magari un "bunker". Milano era quasi un premio di consolazione, una "medaglia di legno" per chi, come me, immaginava che la vita vera si traducesse sempre e comunque in qualcosa di necessariamente lontano dalla nostra quotidianità. Poi l'esperienza, gli anni di sacrifici e la volontà di leggere oltre all'interpretazione "letterale" dell'esistenza, mi hanno condotto a riempire ogni singolo attimo con un piccolo "liquido" di significato. Una sostanza così densa, insomma, da ridare un senso a tutto ciò che, in passato, sarebbe sembrato un noioso e frustrante intermezzo. Dopo quasi due anni, trascorsi tra ospedali (stavolta non sulla mia pelle), laghi e montagne, nuove e vecchie amicizie nonché altrettante collaborazioni professionali, ho visitato più luoghi intorno a me di quanto non avessi fatto nei trentatré anni precedenti. Eppure sono ancora qui, pronto per ripartire alla volta di Berlino, domattina, alle sei. Ma non sarà un ritorno, sarà un "andare", una vera e propria "partenza", come se il passato non fosse altro che un bel film che da domani, sono sicuro, non mi sembrerà affatto di aver già visto. Quella che segue è l'immagine della Milano che lascio e di quella che, sono certo, ritroverò fra tre mesi: senza rimpianti ma con il piacere di rivederla a maggio.
![]() Via Festa del Perdono, Università Statale di Milano: se sforzate gli occhi vedrete l'arcobaleno... Milano, 10 febbraio 2018 Stamattina ci alziamo presto per andare a visitare la mostra di Frida Kahlo al Mudec. Non vi tedierò cercando di raccontarvi la mostra come se fossi un critico d'arte o un intellettuale dell'ultima ora balzato in televisione come sul proprio canale Youtube. Vi dico quello che mi è rimasto "dentro" dopo aver visto quelle opere. Innanzitutto la "storia", non solo quella di Frida ma anche quella del mondo: politica, società, diritti, emancipazione. L'artista non è tale, così come l'intellettuale, se non è capace di vedere e descrivere ciò che gli altri, normalmente, non riescono a scorgere. Gli umanisti servono al mondo per descriverlo, non per crearlo: esso esiste già ed ognuno ci vive come meglio (o peggio) crede. La storia di Frida, tuttavia, è una vicenda che va oltre l'immaginazione. L'egoismo del marito Diego, gli aborti, la menomazione fisica: nulla che possa fermare un artista dal proprio desiderio di esprimersi, di lasciare una traccia. Ho visitato la mostra con l'occhio complice di chi, suo malgrado, coltiva con una piccola cerchia di amici, l'ambizione di dare ogni giorno un minuscolo contributo alla crescita culturale del mondo in cui viviamo: nell'illusione di cambiarlo e nella certezza di non restare fermi in attesa dell'ignoto. Così ripenso alle parole di una giovane Frida la quale, scrivendo ad un amico, raccontava che a Città del Messico non succedesse mai niente, quasi come a risentire lo stesso "mantra" che più o meno tutti gli artisti sono soliti ripetere del proprio luogo di nascita o residenza. Salvo poi, a modo loro, avvolgere quei luoghi di una magia che, per i decenni a seguire, porta spesso viaggiatori, turisti ed avventurieri ad esplorare gli stessi luoghi dove i propri artisti preferiti sono nati, hanno vissuto e, magari, hanno concepito e realizzato le loro opere migliori. Mi è rimasto tutto questo, dalle foto di un pranzo tra amici, a qualche spaccato di una quotidianità nascosta nel bagno di Frida, il luogo meno accessibile e più carico di sofferenza. Chiacchieriamo di questo ed altro, io e Nora, prima di recarci in trattoria, all'economico quanto rustico ed abbondante San Filippo Neri, a Gorla. L'ultima (ed unica volta) che venni qui, festeggiai il successo al concorso di dottorato. Era quasi la fine di luglio, faceva molto caldo e trascorremmo tutto il pomeriggio all'ombra del pergolato. Il nostro pranzo è talmente ricco da costringerci a passeggiare per oltre due ore nel (vano) tentativo di smaltire qualche caloria.
![]() Ville lungo il naviglio Martesana e scorci di una Milano insolita
Le nutrie si divertono lungo il naviglio della Martesana: intere colonie di roditori sgranocchiano, nuotano, si rincorrono in prossimità dell'acqua. Noi, invece, proseguiamo verso via Adriano dove, consapevolmente, visitiamo una torre antiaerea che, durante la Seconda guerra mondiale, offrì protezione a parecchi lavoratori. Si tratta di ricordi forse spenti, rinchiusi in un piccolo cerchio di memoria, incastonati come quella torre tra le nuove strutture di un enorme supermercato e di un centro commerciale. Intorno, come se fossimo nelle periferie di Berlino, svettano grattacieli e casermoni che sembrano restituire al paesaggio l'immagine di una pianura "sdentata"
Ma esiste un luogo, ancora più particolare e nascosto che, pochi giorni fa, mi è capitato di scoprire navigando su internet. Pare, infatti, che lungo via Idro, costeggiando la Martesana da via Padova, ci sia una sorta di cascina nei pressi della quale, sotto ad una tettoia quasi in rovina, trovino "alloggio" bambole, pupazzi, attrezzi e cianfrusaglie di vario genere. Avendo trovato solo due foto del luogo, senza un indirizzo preciso né descrizione alcuna dell'origine di questa estrosa idea, decidiamo comunque di visitare quell'inatteso angolo di originalità meneghina.
14 febbraio 2018 Ormai da parecchio tempo, febbraio è diventato il mese delle partenze berlinesi. Nel 2011, raggiunsi la capitale tedesca fortemente motivato a restarci. Me ne andai per rimanere sei mesi e, alla fine, vi trascorsi tre anni. Circa quattro anni fa, lasciavo Berlino in treno, sulle note di De Andrè. Era un ritorno amaro, con l'inquietudine di chi temeva di aver perso tutto ciò che, fino a quel momento, era stato costruito con incessante dedizione. Domattina, invece, partirò consapevole che dall'altra parte della Alpi mi attendono molte settimane di intenso lavoro e tanta esperienza umana. Mi mancano solo un pizzico di serenità ed incoscienza che, nel lontano 2011, erano forse persino in eccesso. Arrivederci Milano. Fabio
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